giovedì 26 gennaio 2012

Giorni deserti...


Il deserto ti svuota la testa, non è un posto di pensiero, è un posto che annulla il pensiero.
Il tempo si adegua allo spazio e lo spazio è senza fine, senza punti di riferimento, è aria e luce.
Ho piantato la mia tenda a igloo vicino alla tenda di una famiglia di nomadi che allevano capre e ci sono quattro figli tre cammelli quattro asini e un cane. Loro parlano solo berbero e un po' arabo e si comunica a gesti ma non c'è problema, non c'è un gran bisogno di dirsi chissacché, quello che serve si riesce a dire.
Intorno a me la sabbia e il vento.

Mi ha preso sonno verso le dieci, fino ad allora sono stato con la mia famiglia di nomadi berberi. Mi ero portato da mangiare ma loro mi hanno tenuto a cena. Abbiamo bevuto tè e mangiato un uovo sodo a testa, un pezzo di pane da intingere in un unico piatto di verdure galleggianti in una brodaglia piccante, una buona cena. Sono gente simpatica, una bella famiglia con delle belle facce, vorrei chiedergli molte cose ma per fortuna la lingua non lo permette a allora vada per il silenzio, che comunque non è affatto vuoto e nemmeno un silenzio di imbarazzo come a quelle cene dove se per qualche secondo c'è silenzio si sente subito il rumore delle posate e delle mascelle che nella nostra società è insopportabile e allora qualcuno subito rompe il vuoto con un "be'" o con un "mmmh, buono..." o con un "comunque" o qualche altra chiave per togliersi dall'imbarazzo di un silenzio che invece è un silenzio vuoto. Qui a fine cena il capofamiglia ha cacciato un grosso rutto che era meglio di un complimento.

Ragazzi, voi non vi potete immaginare che cos'è il cielo visto da una tenda nel deserto, vi giuro che non ve lo potete immaginare.
Prendi un bel cielo d'agosto con tanto di stelle cadenti visto da una spiaggia di Riccione e moltiplicalo per un milione, ecco forse così ci si avvicina. È una cosa che si tocca, è un abbraccio vero e proprio, è un tetto, un tetto che ti dà il senso di tetto, ti dà questo senso di essere al sicuro, di essere a casa.
Tanto le cose stanno così, per conoscere veramente qualcosa bisogna sapere cosa c'è dall'altra parte, è come se la conoscenza fosse un fatto di equilibri tra cose opposte. Non si più avere un'idea di cosa è una grande città senza aver dormito da soli nel deserto e forse chi vive nel deserto non sa molto di sé fino a che non conosce una grande città.
Comunque questi nomadi mi sembrano felici, un po' disgraziati ma felici.
La notte fa molto freddo tipo zero gradi e bisogna coprirsi bene e al mattino ti sveglia il caldo ed è una bella sensazione.


Lorenzo Jovanotti

giovedì 19 gennaio 2012

"Mi è sempre piaciuto il deserto.
Ci si siede su una duna di sabbia, non si vede nulla, non si sente nulla, e tuttavia qualche cosa risplende nel silenzio."

Antoine de Saint Exupery

domenica 15 gennaio 2012

dr. Gonzo LAB (part 5)

AGGIORNAMENTI dal Gonzo LAB... Ho rimontato la targa (cazzo è leggermente storta ma la sistemerò), il fanale posteriore in gomma e le frecce (storte anche loro, ma un carissimo amico mi ragalerà dei supporti in alluminio per raddrizzarle...) E poi... I TERMINALI DI SCARICO!
Per montarli ho dovuto smontare la staffa interna di fissaggio a telaio (ingombra troppo nella zona fianchetto) e ruotare tutto il terminale di 180 gradi per utilizzare la zona di fissaggio della staffa rimossa per applicare un paracalore (da realizzare). Ho anche dovuto tagliare in due pezzi l'unico riduttore (da 45 a 38mm) presente nella scatola, perché i miei collettori sono da 40. Con il taglio ho recuperato un paio di mm, ma è una soluzione temporanea. Ho assolutamente bisogno di un riduttore 45-->40mm.
All'accensione... PANICO! Fanno un gran bel casino. Allora sono corso alla CONAD a comprare degli ipertecnologici silenziatori aggiuntivi...
e li ho inseriti tra collettore e terminale:
Il risultato è fin troppo soddisfacente... Credo che dimezzerò le pagliette d'acciaio per avere un sound giustamente maleducato. Daniele

giovedì 12 gennaio 2012

Dio c'è!

dr. Gonzo LAB (part 4)

Dopo aver montato la mascherina faro, mi sono cimentato nel montaggio del parafango posteriore. Non è stato affatto facile. Ho provato a montarlo direttamente SOPRA il telaio... Ma niente da fare. Ho segato il parafango in plastica per riuscire a ottenere la forma desiderata.... Ho segato una sella comprata da pochi mesi...
E non sono riuscito a ottenere il risultato che volevo. Ma poi ho provato a mettere un pò di ordine nel mio cervello, e qualcosina si è sistemato. In primis: ho fatto i collegamenti del faretto anteriore e delle frecce ant: funziona tutto!!! In secundis: ho ripreso il martoriato parafango in plastica e ho provato a imbullonarlo sotto la cornice nera della sella single scrambler con ex-portapacchi... E' andata bene (secondo me) Ora il paraff copre il maledetto telaietto metallico (che viene guardato molto male dal frullino semi-nascosto nel garage...) Posso andare felicemente a farmi un giro (senza targa, senza casco e senza silenziatori... ahhhhh beati anni 80) fotine per voi: l'accrocco che regge la sella e si accinge a reggere anche il gruppo parafango...
il nuovo parafango posteriore in tutto il suo splendore:
La freccia sx montata sul supporto reggifaro Tomaselli:
il parafango montato in tutto il suo splendore:
il risultato estetico è ancora perfettibile, ma direi che ci siamo quasi:
Daniele

lunedì 9 gennaio 2012

Bonneville african speedway

Scavalcata la dorsale tunisina il percorso che porta a sud e alle porte del deserto passa attraverso alcuni degli scenari più affascinanti dell'Africa del nord: l'area dei laghi salati.
L'atmosfera marziana, l'aria secca ed il rombo delle moto che riecheggia per chilometri e chilometri di maestoso nulla fanno di questa zona una delle tappe fondamentali del nostro viaggio. Tagliare in due il Chott El Jerid riempiendosi gli occhi dei colori che i cristalli di sale proiettano, catturando e riflettendo la luce del sole. Un gioco di immagini che si ripete ogni giorno, dove le barche sembrano piazzate lì a fare bella mostra di sé, compiacere il turista che vuole portare a casa una foto memorabile.
Il lago salato ha una stretta relazione con la velocità e con le nostre moto in particolare. Il più celebre, Bonneville negli Usa ne è il tempio, ma per dimensioni e caratteristiche anche quello tunisino, il Chott El Jerid per l'appunto, potrebbe essere un luogo votato ai record di velocità su terra.


A secco per quasi tutto l'arco dell'anno, questo lago salato è una grande area di 5000 km quadrati, che fa da spartiacque geografico tra le montagne e gli altopiani della Tunisia nord-occidentale ed il Grande Erg Orientale, quell'immenso mare di dune in continuo movimento.
Per attraversarlo è necessaria cautela e una buona dose d'acqua, i riflessi del sole causano allucinazioni visive ed il calore si fa sentire in modo particolare in quest'area.




Una strada leggermente sopraelevata lo solca in diagonale regalando al viaggiatore la possibilità di incursioni a perdita d'occhio sul suo manto arido e liscio. E' da qui che Luke Skywalker contempla le dune del deserto nel primo episodio di Guerre Stellari.
L'orizzonte diventa sfocato, ondeggia come se fosse vivo, mentre le ruote puntano verso sud.


Gianni