mercoledì 21 settembre 2011

Gli uomini liberi

Prima degli arabi, prima dei romani, prima di qualsiasi conquista straniera, le terre sabbiose del nordafrica erano abitate da un popolo fiero ed affascinante: i Berberi.


I greci antichi e poi i romani chiamavano "balbuzienti" (βάρβαρος) tutti quelli che non parlavano la loro lingua. E tanto per non essere da meno, durante la conquista del nordafrica (avvenuta nel VII sec. d.C.) anche gli arabi utilizzarono lo stesso termine per indicare i popoli indigeni.
Ma del resto, i Tuareg odierni definiscono gli Arabi "Ikhamkhamen", che ha un significato analogo (“coloro che fanno versi simili a un nitrito”).
I termini che questi popoli utilizzano ancora oggi per designare se stessi sono  "Amazigh o Imazighen" che significano "uomini-liberi".
Ad oggi, anche in Tunisia, esistono ancora dei nuclei di popolazioni che hanno mantenuto l'identità linguistica berbera, anche se il processo di "arabizzazione" è talmente radicato e profondo che bisogna spingersi verso le zone più impervie dell'Erg, nelle zone di Gafsa, di Douz oppure Matmata e Tataouine, per trovare dei villaggi che possano definirsi realmente berberi.
In altri stati nordafricani, come Algeria e Marocco, la lingua berbera è stabilmente parlata da almeno il 30% della popolazione.
Sono di chiara origine berbera alcuni personaggi storici importanti, come Sant'Agostino, l'imperatore Settimio Severo e il commediografo romano Publio Terenzio Afro; ma anche personaggi a noi più vicini (e magari più noti) come Zinedine Zidane e Isabelle Adjani.
Ora, per quale motivo vi dico queste cosee vi gonfio le balle con disquisizioni storico/linguistiche? 
E' presto detto.
L'aspetto più interessante di questo popolo, a mio modo di vedere, è come sia riuscito a mantenere nel corso dei secoli una propria irriducibile identità. 
Nonostante le conquiste straniere che si sono succedute nel tempo, prima i romani, poi i vandali, i bizantini e, infine, gli arabi, questi popoli sono riusciti a mantenere viva la loro cultura attraverso un legame fortissimo con la terra di appartenenza, con il deserto.
Nessuna conquista o imposizione è stata sufficiente a far staccare definitivamente queste persone dalle loro tradizioni. Essi continuano a vivere le terre ostili, hanno una fiorente letteratura (prima trasmessa oralmente, poi trascritta) fatta di racconti tradizionali, fiabe e, soprattutto, di poesie.
I berberi sono ancora lì, facce pallide nel cuore arido del mondo.
Alcuni hanno occhi chiari e capelli rossicci, specialmente nelle tribù marocchine dell'Atlas e nella Cabilia algerina, a causa di una naturale depigmentazione che li rende molto più simili agli europei che agli africani propriamente detti.
In ogni caso tutti loro hanno il fascino di chi riesce a far fiorire la vita dal nulla, di chi sa trovare una goccia di fertilità e di splendore anche nel luogo più arido ed ostile della Terra.

Spero tanto di riuscire a incrociare il loro sguardo e, magari, a conquistare un granello della loro saggezza.

Daniele


(Ksour - Granai fortificati Berberi, dalle parti di Matmata)




(giovane berbero)




(bandiera Amazigh)




Documentario: VIAGGIO TRA I BERBERI

1 commento:

Salvatore ha detto...

Antico detto tuareg: "Dio ha creato paesi ricchi di acqua perché gli uomini ci vivano, i deserti perché vi trovino la propria anima"

ad maiora