Prima degli arabi, prima dei romani, prima di qualsiasi conquista straniera, le terre sabbiose del nordafrica erano abitate da un popolo fiero ed affascinante: i Berberi.
I greci antichi e poi i romani chiamavano "balbuzienti" (βάρβαρος) tutti quelli che non parlavano la loro lingua. E tanto per non essere da meno, durante la conquista del nordafrica (avvenuta nel VII sec. d.C.) anche gli arabi utilizzarono lo stesso termine per indicare i popoli indigeni.
Ma del resto, i Tuareg odierni definiscono gli Arabi "Ikhamkhamen", che ha un significato analogo (“coloro che fanno versi simili a un nitrito”).
I termini che questi popoli utilizzano ancora oggi per designare se stessi sono "Amazigh o Imazighen" che significano "uomini-liberi".
Ad oggi, anche in Tunisia, esistono ancora dei nuclei di popolazioni che hanno mantenuto l'identità linguistica berbera, anche se il processo di "arabizzazione" è talmente radicato e profondo che bisogna spingersi verso le zone più impervie dell'Erg, nelle zone di Gafsa, di Douz oppure Matmata e Tataouine, per trovare dei villaggi che possano definirsi realmente berberi.
In altri stati nordafricani, come Algeria e Marocco, la lingua berbera è stabilmente parlata da almeno il 30% della popolazione.
Sono di chiara origine berbera alcuni personaggi storici importanti, come Sant'Agostino, l'imperatore Settimio Severo e il commediografo romano Publio Terenzio Afro; ma anche personaggi a noi più vicini (e magari più noti) come Zinedine Zidane e Isabelle Adjani.
Ora, per quale motivo vi dico queste cosee vi gonfio le balle con disquisizioni storico/linguistiche?
E' presto detto.
L'aspetto più interessante di questo popolo, a mio modo di vedere, è come sia riuscito a mantenere nel corso dei secoli una propria irriducibile identità.
Nonostante le conquiste straniere che si sono succedute nel tempo, prima i romani, poi i vandali, i bizantini e, infine, gli arabi, questi popoli sono riusciti a mantenere viva la loro cultura attraverso un legame fortissimo con la terra di appartenenza, con il deserto.
Nessuna conquista o imposizione è stata sufficiente a far staccare definitivamente queste persone dalle loro tradizioni. Essi continuano a vivere le terre ostili, hanno una fiorente letteratura (prima trasmessa oralmente, poi trascritta) fatta di racconti tradizionali, fiabe e, soprattutto, di poesie.
I berberi sono ancora lì, facce pallide nel cuore arido del mondo.
Alcuni hanno occhi chiari e capelli rossicci, specialmente nelle tribù marocchine dell'Atlas e nella Cabilia algerina, a causa di una naturale depigmentazione che li rende molto più simili agli europei che agli africani propriamente detti.
In ogni caso tutti loro hanno il fascino di chi riesce a far fiorire la vita dal nulla, di chi sa trovare una goccia di fertilità e di splendore anche nel luogo più arido ed ostile della Terra.
Spero tanto di riuscire a incrociare il loro sguardo e, magari, a conquistare un granello della loro saggezza.
Daniele
(Ksour - Granai fortificati Berberi, dalle parti di Matmata)
(giovane berbero)
(bandiera Amazigh)
Documentario: VIAGGIO TRA I BERBERI
1 commento:
Antico detto tuareg: "Dio ha creato paesi ricchi di acqua perché gli uomini ci vivano, i deserti perché vi trovino la propria anima"
ad maiora
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